CHIESA DI SAN CARLO

              

 UN SILENZIOSO SEGNO DELLA FEDE POPOLARE PER LA VENERAZIONE DI UN SANTO DA SEMPRE AMATO.            

Trascorsero davvero ben pochi anni dalla morte dell’Arcivescovo Carlo Borromeo, avvenuta in Milano il 4 novembre del 1584, alla sua salita agli altari, proclamata solennemente a Roma da papa Paolo V il 1° novembre del 1610.

                

 Sull’altare era posto un grande pannello (non esiste più) rappresentante la natività di Nostro Signore con la visita dei pastori e, nella cappella, quel bellissimo, grande quadro di autore ignoto che rappresenta San Carlo mentre comunica gli appestati.
Poco tempo dopo, sempre sull’altare in una nicchia appositamente scavata, fu posta una statua in legno del Santo.
Mancava la sagrestia che – avendo un ignoto benefattore donato brazza sei di terra, e la Confraternita dei Disciplina aiutato nella costruzione – fu terminata nel 1772.
Alla stessa Confraternita – una compagnia di “uomini timorati di Dio, amatori della Santa Pace, costanti nei buoni propositi – il nobiluomo Carlo Francesco Besozzi lasciò in eredità tutti i suoi beni in Lissone, perché – tra l’altro – si celebrasse ogni giorno, mezz’ora prima di mezzogiorno, una Santa Messa proprio nella chiesina di San Carlo.
La quale chiesina divenne, sin dall’inizio, un valido sussidio alla parrocchiale: la già ricordata Confraternita dei Disciplini vi trasferì la propria sede e lì rimase sino all’atto della sua soppressione, lasciando spazio alla Scuola del SS. Sacramento.
Non solo: quando in Lissone, alla metà dell’Ottocento, maturò l’idea della fondazione di quella struttura che sarebbe divenuta in breve tempo l’Oratorio Maschile, il parroco don Francesco Arrigoni scelse proprio la chiesina di San Carlo come sua prima sede.
L’Oratorio vi rimase sino al 1882, anno del suo trasferimento nella nuova sede, per lasciar posto a quello femminile, appena costituito come “Congregazione festiva della fanciulle”.
Le ragazze vi rimasero per pochi anni – sino al 1887 – quando la sede fu chiusa e, per alleviare i gravi problemi sanitari sorti a causa dell’epidemia di vaiolo, la chiesa fu trasformata in lazzaretto, così come era già avvenuto diverse volte in anni precedenti per altre, diffuse, terribili malattie infettive.
Nel frattempo veniva consacrato un nuovo altare e, nel 1910, “ricorrendo nel gaudio generale della Chiesa il terzo centenario della canonizzazione, il clero ed il popolo di Lissone, restaurò dotandolo di un nuovo simulacro del SS. Vescovo, questo tempio eretto in onore di San Carlo Borromeo dalla votiva pietà del popolo nel 1630 infuriando la peste.”
La statua di San Carlo fu posta al centro dell’altare, mentre sul suo lato di sinistra venne appesa la grande tela – di cui abbiamo detto – che raffigura il Santo mentre comunica gli appestati.                  

 Di fronte ad essa, sul lato destro, un altro grande quadro, anch’esso di autore e provenienza ignoti, con la figura di San Francesco Saverio che evangelizza gli infedeli. Entrambe queste opere d’arte, datate 1600, sono state recentemente restaurate, così come, molto più radicalmente, tutta la struttura della chiesina è stata sottoposta ad una totale ristrutturazione.
Il passar del tempo non ha per nulla mutato il “ruolo” di questo silenzioso segno della fede popolare: era, è, e rimane un’isola di pace riflessiva nel centro della città, un momento vivo di un colloquio umano-divino che la nostra gente ha, da sempre, cercato e trovato con l’aiuto del Santo.

  

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