8 DICEMBRE 1841

Quanto segue è frutto della mia personale interpretazione della Festa dell’Immacolata. Se chi leggerà le mie parole, le troverà irriverenti o blasfeme può scrivere all’indirizzo del sito spp@unitapastoralelissone.org

Quanto segue è frutto della mia personale interpretazione della Festa dell’Immacolata. Se chi leggerà le mie parole, le troverà irriverenti o blasfeme può scrivere all’indirizzo del sito spp@unitapastoralelissone.org

Mi è difficile pensare a Maria come alla Signora vestita di bianco, alta, slanciata, un po’ gelida e lontana, nel buio di una grotta. Preferisco immaginarla, con i calzari ai piedi e i lunghi capelli di nazarena sciolti sulle spalle, incamminarsi “in fretta” per le strade della Galilea. Mi piace pensare che ha un cuore di madre capace di accogliere sempre, di commuoversi per gioie e dolori, di angosciarsi, magari in silenzio, con l’infinita discrezione che esigono i cammini della libertà di ognuno.

Anche se ad un Maria così si addice di più il titolo di Ausiliatrice che quello di Immacolata, la festa che si celebra l’8 dicembre ha un significato particolare per me e per tutti quelli che, come me, hanno frequentato ambienti salesiani.

L’8 dicembre 1841 San Giovanni Bosco incontrava, a Torino, Bartolomeo Garelli e con lui dava inizio alla propria opera educativa. L’episodio è tutto da raccontare: Bartolomeo, grande e grosso, maldestro ragazzo di campagna, viene scacciato dalla Chiesa della Consolata, in Torino, da un sagrestano che si era stancato di vederlo ciondolare lì attorno. Don Bosco, che si preparava a celebrare la Messa, lo vede e lo richiama. Inizia subito un dialogo che è rimasto famoso nella storia salesiana.

Da dove vieni? Dove sono i tuoi genitori? Cosa sai fare? Le risposte di Bartolomeo sono biascicate e imbarazzate: è orfano, lavora a Torino perché in campagna farebbe la fame, non sa leggere, né scrivere, nemmeno conosce il catechismo, né sa servire la Messa…
Ed ecco l’intuizione del grande educatore: sai fischiare? Oh, sì! Quello sì benissimo! Vuole sentire??!! E’ l’inizio di una amicizia che durerà per tutta la vita. Bartolomeo Garelli sarà il primo a frequentare l’oratorio di Don Bosco.

Che dono grande saper trovare negli altri qualità positive nonostante le apparenze. Che meravigliosa capacità far sentire chi ti sta davanti a suo agio, perché tu veramente non giudichi e non valuti secondo modelli preconfezionati. Che gioia trovare le parole o i gesti che rendono felice chi ti avvicina, sia esso giovane da educare o vecchio da accudire o adulto con cui dividere l’impegno della vita.
Qualità destinate solo ai Santi? Fu proprio Don Bosco ad insegnare che può accadere ogni giorno.

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