NUMERI

Leggo nel “Sole 24ore” di qualche giorno fa, che il Ministro Girolamo Sirchia dice la sua sulle azioni da intraprendere per rilanciare e valorizzare il ruolo del Servizio sanitario p

Leggo nel “Sole 24ore” di qualche giorno fa, che il Ministro Girolamo Sirchia dice la sua sulle azioni da intraprendere per rilanciare e valorizzare il ruolo del Servizio sanitario pubblico: “Rifare ex novo la rete ospedaliera, puntando a centri di riferimento regionali hi-tech ad altissima intensità di cura e convertendo le piccole strutture in «punti di primo soccorso»…cominciare da una rivoluzione organizzativa che metta in soffitta l’eccesso di ospedali «in ogni piccolo centro»: è tempo, piuttosto, di «massima concentrazione di tecnologia e di professionisti».

Dunque, vanno trasformati i piccoli ospedali in «punti di primo soccorso», che accolgano «il paziente acuto o in emergenza» per poi trasferirlo in «ospedali di alta intensità».

Stesso argomento ritrovo sulle pagine del Cittadino di domenica 1 febbraio: “… L’ospedale di domani ha un traguardo preciso: essere in tutto e per tutto un grande centro di riferimento e di insegnamento… Essere ospedale di riferimento significa essere ospedale di circolo e fare molto di più – sostiene il direttore generale del San Gerardo di Monza, dott. Bertoglio – Vale a dire offrire delle eccellenze che non possono essere di tutti”.

Non sono in grado di giudicare la bontà o meno delle idee di cui sopra. Alcune cose però vorrei dire a riguardo, ragionando, o meglio, non lasciando spazio alle ragioni, ma alle sensazioni.

I malati hanno bisogno di assistenza competente, aggiornata, specializzata. Le grandi strutture hi-tech che si progettano potranno sicuramente disporre di strumenti diagnostici, curativi … tutto quello che volete … “ultimo modello”. E questo va bene. Forse potremo finalmente risolvere tanti problemi del nostro sistema sanitario.

Ma in una grande struttura ospedaliera, i malati, saranno solo dei numeri? Ci sarà la capacità di ascolto, che in tanti casi vale quanto una terapia efficace? Si troverà il modo opportuno di informare malati e parenti sulle patologie, sulle procedure diagnostiche o curative? Chi conosce la propria malattia l’affronta meglio, ma la verità, a volte, va somministrata a piccole dosi. Ci sarà la possibilità di mantenere una dignità anche nella morte, magari rifiutando l’accanimento terapeutico?

Oppure si sarà inseriti in una catena di montaggio (o smontaggio) inesorabile?

Siamo già dei numeri, in molte situazioni di vita, a qualsiasi latitudine.

Numeri manipolati dalla pubblicità per incrementare le statistiche di consumo, numeri di sovraffollamento delle strade nei week-end, numeri di istruiti o di analfabeti, di morti per incidente stradale o per attacco terroristico, numeri di morti per fame o di suicidio per opulenza…

Numeri al di là dei quali non sempre ci si dà la pena di scoprire situazioni, difficoltà, condizionamenti.
La voglia di ottimismo mi detta queste ultime considerazioni: in mezzo alla folla di un concerto non ci si sente un numero, condividere un’emozione fa nascere una comunità; marciare insieme per la pace non ti fa sentire uno tra tanti, ma protagonista in un gruppo solidale; i giovani che affollano i raduni del Papa non si sentono numeri da cronaca giornalistica, ma destinatari di un Amore che conosce individualmente e profondamente ogni appartenente al genere umano.

“Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!”    

 (Mt 10,30)

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