GIUSEPPE MONGUZZI: UN PITTORE NELLE FILIPPINE

 

 

 

La Trasfigurazione alla maniera batik.-

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: “Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”. (Mt. 17. 1-5)

 Ne hanno parlato i giornali locali, la foto-cronaca è stata pubblicata sul nostro sito. La storia del pittore Giuseppe Monguzzi che ha trascorso un mese nella missione di padre Nevio Viganò a Zamboanga, per realizzare una grande tela, nella nuova chiesa affacciata sull’oceano. Oggi, ad avventura terminata, ne riparliamo e ci permettiamo anche un breve riassunto, per chi non avesse potuto seguire in altro modo questa singolare, emozionante vicenda. Qualcuno può definirle coincidenze, ma, ai cristiani, è dato pensare che siano segni della volontà di Dio. Gli uomini suoi strumenti, nei modi più impensati.

C’è chi la classifica strumento del demonio, ma in questo caso, si può dire che internet abbia assunto colori celestiali. L’azzurro luminoso delle tele, dipinte da Giuseppe Monguzzi per la chiesa della Madonna del Borgo, compare anche sulle pagine del sito dell’unità pastorale: visibile al mondo. Nelle Filippine, padre Nevio Viganò, che frequenta il sito per non dimenticare di essere lissonese, vede le foto, si entusiasma della carica espressiva delle opere, pensa che un dipinto così sarebbe perfetto per la sua nuova chiesa a Sinunuc. Pensiero, azione: Nevio chiede al fratello Graziano se conosce il pittore e se può mettersi in contatto con lui.

 A Giuseppe viene fatta la proposta: un grande quadro che riproduca la Trasfigurazione, momento evangelico cui la chiesa è dedicata. L’artista si mette subito all’opera, prepara due o tre bozzetti, vengono fotografati e spediti via mail. Padre Nevio risponde: – La gente qui della nostra comunità parrocchiale di Sinunuc, dopo un primo shock ‘culturare-teologico amerà di certo stare a contemplare questo quadro che la avvicinerà di più al mistero del Signore.- Ma un quadro così grande come si trasporta? Solo per nave e non si sa quando e in che condizioni potrà arrivare. Viene fuori un’idea: perché non andare nelle Filippine e dipingerlo sul posto?
Giuseppe Monguzzi non ci dorme tre notti, emozionato, onorato e nello stesso tempo preoccupato di affrontare un’avventura simile. Poi accetta. La valigia colma di pennelli colori e diluenti, meglio essere previdenti, non si sa cosa si troverà laggiù. La tela, tre metri per quattro, lo aspetta a Manila insieme a Nevio. Ai costi pensano benefattori italiani e amici di HongKong, entusiasti come i protagonisti.
La chiesa della Trasfigurazione adesso ha la sua opera d’arte sacra contemporanea, che verrà inaugurata ufficialmente il prossimo 25 maggio, presenti responsabili e missionari del Pime in Asia, oltre ai fedeli, che possiamo immaginare numerosi e festanti.
A Giuseppe Monguzzi, qualche domanda.
Come è andata?

E’ stata un’esperienza che mai avrei pensato di fare e mai avrei immaginato si svolgesse in questo modo.
Appena arrivato mi sono trovato un po’ spaesato, Manila è una megalopoli, aeroporto grandissimo, poca dimestichezza con la lingua. Quando ho individuato padre Nevio ad attendermi, mi sono sentito subito più sicuro … Da Manila a Zamboanga ci sono ancora circa 600 chilometri, abbiamo preso un piccolo aereo e siamo finalmente atterrati, giù da una scaletta di quelle che vengono spinte a mano, ho toccato il suolo filippino. Erano ad accogliermi con uno striscione, con le ragazze pon-pon. Io guardavo Nevio e cercavo di fargli capire che proprio non era il caso, ma, forse per i parrocchiani di Sinunuc un pittore è un personaggio che non hanno mai visto … Comunque sono affettuosi, ero sempre circondato da bambini. Hanno forte il senso della reverenza, ogni mattina al primo incontro con il missionario fanno un inchino e appoggiano la fronte sulla mano del padre, come a chiedere la benedizione. Dopo due giorni, lo facevano anche con me.

Quale la prima impressione del Paese?

La prima impressione è quella di una grande povertà. Di trovarsi in una società paragonabile all’Italia del secolo scorso. Sono pochi quelli che hanno un lavoro regolare, magari nelle grandi fabbriche di sardine. Mi è sembrato che si adattino a vivere alla giornata, senza fare grandi progetti sul futuro. Sono però dei bravissimi commercianti: vendono di tutto, piazzando sgangherate bancarelle sul ciglio della grande strada che collega Sinunuc a Zamboanga. Sono poveri, ma con dignità.

Difficoltà ce ne sono state?

Temevo di avere qualche difficoltà e così è stato, ma con un po’ di inventiva ce la siamo cavata. Nonostante il diluente che non era adatto (si sarebbe dovuti andare fino a Manila a cercarlo) e ‘mangiava’ il colore, nonostante il trabattello prestato dai padri del Pime, fatto con assi sottili e canne di bambù, sul quale era un’impresa stare in equilibrio e lavorare … Nonostante tutto ho realizzato un’opera di tre metri per quattro, lavorando direttamente nella chiesa. Avevo un giovane e spigliato aiutante che mi passava pennelli e spatole, che senza neanche chiedere, ogni tanto andava a prendere una bella caraffa di acqua fredda, per difendersi dalla calura. Avevo anche un pubblico che, costantemente attratto dall’evolversi della pittura, mi stava alle spalle e, qualche volta, non sapeva trattenersi dal fornire suggerimenti … Insomma io sono abituato a lavorare da solo … nel mio studio … non è facile seguire il filo dei pensieri che muovono il pennello quando hai degli osservatori.

L’opera finita è un po’ diversa dal bozzetto che avevi progettato?

Sì, la natura e il folclore che mi stavano attorno non potevano non essere messi sulla tela. Io non sono un figurativo, non avrei riconosciuto come mia un’opera dove il Cristo trasfigurato e gli apostoli fossero stati chiaramente riconoscibili. Così ho lasciato che il mondo delle Filippine irrompesse nel quadro con quei fiori, e stelle e tutto quello che potete vedere nelle fotografie, che comunque non rendono la brillantezza dei colori originali.
La chiesa di Sinunuc è costruita senza porte e senza finestre. Impensabile per noi, ma qui fa caldo, arriviamo ai 45 gradi. Però la grande tela va riparata, almeno un po’, ho chiesto a Nevio di far mettere dei vetri alle aperture superiori, così che sia protetta dal vento e dalla pioggia monsonica. Sarà fatto, qui il cantiere è ancora aperto. Si sta terminando un grande salone che farà da ‘oratorio’ per i ragazzi, una volta arredato con giochi e attrezzi sportivi. Anzi per questo progetto sarebbero più che graditi sponsor!

Chissà quali e quanti momenti ti hanno emozionato …

E’ stata veramente commovente e indimenticabile la celebrazione di Pasqua. Due processioni, una di sole donne, che portavano la statua di Cristo morto, l’altra di uomini che sorreggevano quella della Madonna addolorata, si sono incontrate davanti alla chiesa, mentre i bambini vestiti da angioletti, cantavano con voci meravigliose. Comunque le liturgie mi hanno sempre piacevolmente sorpreso, molto partecipate, anche se padre Nevio dice Messa tutti i giorni alla cinque del mattino, molto gioiose, con canti e balli appartenenti alla tradizione del popolo di questa terra. E poi poco formali, addirittura il vescovo di Zamboanga, mentre faceva l’ingresso in chiesa per una celebrazione solenne, vestito con mitra e tutto quanto, si è fermato a salutarmi a metà del percorso.
E poi ho fatto anche da padrino di battesimo per il piccolo Christian, il giovane padre ha chiesto con delicatezza se mi avrebbe fatto piacere, naturalmente ho accettato, è un onore avere adesso un figlioccio dall’altra parte del mondo.

Tornerai nelle Filippine?

Ho lasciato qualche piccolo quadro in regalo, per il costruttore della chiesa, per la signora che ci ha ospitato più volte preparando ottime cene all’europea.
Ho lasciato anche un pezzetto di cuore … al di là della voglia di tornare a casa propria, dopo un mese di lontananza, l’esperienza è stata troppo ricca di rapporti umani che non dimenticherò facilmente.
Io credo, credo che i nostri morti ci accompagnino in qualche maniera che non conosciamo, ma ci siano vicini, ancora. In tutto quello che mi è capitato quest’anno, dalla commissione dei quadri per la chiesa del Borgo all’essere chiamato a dipingere in una chiesa dall’altra parte del mondo, sento la vicinanza di mia moglie Mariella. Lei non sarebbe venuta, ma avrebbe condiviso pienamente l’esperienza.
…Comunque a Zamboanga ci ritorno, l’anno prossimo… Ho da mettere la vernice di fissaggio sulla tela !

 

PREGHIERA

Signore, insegnaci
a non amare noi stessi,
a non amare soltanto i nostri,
a non amare soltanto quelli che amano.
Insegnaci a pensare agli altri,
ad amare in primo luogo
quelli che nessuno ama.

Facci la grazia di capire
che a ogni istante
ci sono milioni di esseri umani,
che sono pure tuoi e nostri fratelli,
che muoiono di fame,
senza aver meritato di morire di fame;
che muoiono di freddo.

E non permettere più, o Signore,
che viviamo felici da soli.
Facci sentire l’angoscia
della miseria universale,
e liberaci da noi stessi.

Signore, abbi pietà
di tutti i poveri del mondo.

RAOUL FOLLEREAU 

 

 

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