Pasqua: sì, ma non troppo tranquilli di Don Tiziano Vimercati – Parroco

Don Tiziano Vimercati – Parroco

L‘augurio che rivolgo a tutti in questa Pasqua è  una preghiera  trovata nel lager di Ravensbrück alla fine della II° guerra mondiale.
Non si sa chi l’abbia scritta.
Certamente un deportato, uomo o donna che ha visto l’inferno in questa terra, ciò che nessuno dovrebbe mai vedere, probabilmente morto in quel lager. 

Signore,
ricorda non solo gli uomini e le donne di buona volontà,
ma anche tutti quelli di cattiva volontà.
Non ricordare solo le sofferenze che ci hanno inflitto.
Ricordati i frutti che abbiamo prodotto grazie al nostro soffrire:
la nostra fraternità, la lealtà, l’umiltà, il coraggio,
la generosità, la grandezza di cuore
che sono fioriti da tutto ciò che abbiamo patito.
E quando questi uomini 
saranno davanti a Te per essere giudicati,
fa’ che tutti questi frutti che abbiamo fatto nascere
siano la loro ricompensa e il loro perdono.     
                                                          

Faccio fatica anche solo a pensare che qualcuno possa aver perdonato coloro che lo torturavano e offerto la sua sofferenza per gli aguzzini che lo stavano portando alla morte.
Se uno pensa alla tragedia dei lager, all’abisso di dolore inflitto, all’annientamento della dignità umana, all’eliminazione di milioni di persone, sembra impossibile che si possa parlare di perdono.


Ben altri sono i sentimenti che nascono dal cuore, e che sarebbe difficile contestare.
Una fatica ad accettare questa preghiera che probabilmente nasce dalla consapevolezza che io non ce la farei, è troppo per me, che mi ribellerei in tutti i modi.
Poi però, pensandoci meglio, mi sono ricordato che Gesù ha perdonato coloro che lo stavano uccidendo, e così S. Stefano,  e sull’esempio di Gesù e di Stefano tanti altri l’hanno saputo fare.
Ecco allora l’augurio per questa Pasqua che desidero rivolgere a tutti, e anche a me stesso.

Pasqua è andare oltre.


Pasqua non va molto d’accordo con il “buon senso comune”.
Può voler dire scegliere ciò che non è conveniente, che non mi torna utile, compiere scelte umanamente non comprensibili e che nel modo più assoluto mai avrei fatto se non fosse per la parola di Gesù.
Potrei dire che il cristiano non è fuori dal mondo, ne fa parte a pieno titolo; eppure in realtà non è di questo mondo perché non ne assume la logica. Pur nel rispetto e con ammirazione verso la comunità di tutti gli uomini sa di avere qualcosa di grande, e di diverso, da offrire.
E’ il lievito che, con discrezione, umiltà e spirito di servizio, aiuta tutti a guardare sempre in alto, a non chiudersi nell’angusto tempo presente.
Ci sarebbe quasi da tremare di fronte a questo impegno di testimonianza. Vi auguro di non venire in chiesa troppo tranquilli.

La tranquillità, per un cristiano, può significare semplicemente quieto vivere, desiderio di non essere disturbati, trasformando il vangelo in qualcosa di innocuo.
Non troppo tranquilli.

Leggendo questa preghiera ho pensato a chi l’ha scritta: stava celebrando il venerdì santo.
Come Gesù ha subìto la morte; come Gesù ha perdonato e invocato la salvezza per chi lo uccideva.
Come Gesù era un uomo in croce, ma ha saputo trasformare quel dolore in amore, l’amore che salva e che sa donare vita.
Per questo stava celebrando anche la Pasqua: in mezzo a tanta morte, odio e devastazione ha portato amore, implorato salvezza e vita.
Anche se probabilmente era un ebreo ha vissuto la bellezza del vangelo in ciò che più lo caratterizza, insieme alla bellezza delle leggi ebraiche. 

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È Pasqua, la festa più grande.
Il giorno in cui la vita vince per sempre la morte.
Di fronte al Signore Risorto,

alla sua testimonianza di amore,
l’uomo non può che stupirsi,

restare in silenzio e ringraziare.
( M. Luzi )

COMUNITA´ PASTORALE
S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
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S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
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LISSONE

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