IN COMUNITA’….DOVE STA LA PREGHIERA?

in preghiera…Fra Paolo dell´ordine dei Carmelitani scalzi

Spulciando nella programmazione pastorale dell’Unità (il cui testo è disponibile nei raccoglitori ne

in preghiera…Fra Paolo dell´ordine dei Carmelitani scalzi

Spulciando nella programmazione pastorale dell’Unità (il cui testo è disponibile nei raccoglitori nelle nostre chiese) ci si imbatte nella parte riservata alla preghiera e alla parola di Dio. In una chiara sintesi quel documento permette di ‘cogliere’ la complessità della vicenda cristiana dell’Unità pastorale.

Se al primo posto sta la urgenza dell’evangelizzazione, ossia dell’annuncio cristiano e quindi della proposta di un’adesione piena alla persona di Gesù nella sua comunità, subito segue il capitolo della preghiera. L’incontro con Cristo Signore, approfondito nella ricerca personale e nel cammino di catechesi, conduce al forte desiderio di dialogare con Lui.

E’ la preghiera.

Personale, nella quale ogni credente vive una relazione di fiducia, di disponibilità, di amore con Cristo Gesù, che si matura nel tempo. Ma sorge anche l’esigenza del ‘pregare insieme’ se il Cristo ha fatto di noi una ‘comunione di persone’, in Lui! E’ la preghiera liturgica, quella dell’assemblea dei cristiani che radunati si pongono in ascolto della sua Parola e fanno memoria del suo sacrificio.

Nella nostra Unità la preghiera dunque sarà una preoccupazione pastorale.

Non potrà essere veramente Chiesa quella nella quale dovesse mancare ‘l’ascolto della Parola del Signore’, occasioni e proposte di preghiera personale, liturgie gioiose e feconde spiritualmente….

Ci si rende conto che il ‘quotidiano’ lascia poco spazio al dialogo con il Signore in risposta alla sua Parola. Nelle nostre comunità ogni persona che la frequenta deve essere aiutata soprattutto a ‘conoscere’ il pensiero del Signore Gesù perché possa entrare in dialogo con Lui!

Ci si domanda allora se facciamo tutto il possibile, in comunità perché chi lo desidera possa giungere a vivere una relazione personale con il Signore. Se l’apostolo Giovanni ricorda che Gesù sta alla porta del nostro cuore e bussa, aspetta che gli si apra per ‘stare a cena’ con noi, ci si domanda cosa si aspetti dalla sua comunità un cristiano di oggi….

Che gli si parli della preghiera? che gli venga richiamata con insistenza la ricchezza della Parola di Dio? Che lo si chiami a stare insieme per dialogare con il Signore? Che trovi ‘altri’: preti, religiosi, laici, che sappiano stare con lui in preghiera? Non è forse proprio questo il ‘sospiro’ degli apostoli: “Signore, insegnaci a pregare”? E’, infine, la nostra Chiesa una comunità che prega, che invita alla preghiera, che educa alla preghiera, che vive di preghiera?

E’ allora evidente come ognuno di noi, non solo sappia pregare, ma debba lavorare perché la comunità sia un’autentica esperienza religiosa, ossia una vera assemblea di fede, dove ogni cristiano nella gioia del dialogo possa seriamente ‘accogliere’ il suo Signore per comunicare con Lui.

La comunità esiste proprio perché ogni persona che il Signore cerca e che desidera incontrare, riesca a ‘sentirLo vivo’ nel suo vissuto quotidiano. Così potrà entrare nella grande sinfonia della liturgia della Chiesa che, celebrata, rende gloria e lode e grazie al suo Signore!

Rimane pur vero che alle proposte di preghiera della comunità ci dovrebbe essere una risposta pronta e grata da parte dei credenti: dovremmo chiederci allora perché mai, i ‘momenti di preghiera’ offerti dalla comunità, siano così poco partecipati…

Forse, a questo proposito, dobbiamo cominciare a farci delle domande più precise……più avanti!

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