UN PENSIERO SU S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE: LA CROCE, GIOIA E DOLORE.

Gli occhi del Crocefisso ti fissano interrogandoti, interpellandoti.
Quale sarà la tua risposta? “Signore, dove andare? Tu solo hai parola di vita.
Ave crux, spes unica. ( S. Teresa Benedetta della Croce)
Nel giorno della sua consacrazione alla Santità – 11 ottobre 1998 – che è anche il giorno della sua nascita – 11 ottobre 1891… un pensiero su Edith Stein.

Fu Santa Teresa Benedetta della Croce, una donna che, spinta dalla sua sete di verità, si convertì al cattolicesimo e che, camminando sulla scia di Gesù, scoprì la sua chiamata alla consacrazione a Dio, vivendo da religiosa carmelitana. Una donna, quindi, che entrata nel mistero della nostra riconciliazione tramite la Croce di Gesù, divenne santa; un vero e proprio esempio di vita cristiana che merita di essere definita come “martire della Riconciliazione” .
Chi ha contemplato veramente la Croce non come semplice simbolo, ma come tragedia accaduta realmente, percepisce nel suo cuore un dolore intenso ma pure una gioia immensa. Infatti, il Crocifisso, – meno male – ci accompagna in ogni luogo, è diventata un’abitudine vederlo.
I Vangeli raccontano in maniera scarna gli eventi tragici e orribili della Passione, volutamente scritti senz’alcun commento perché potrebbero presumere un atteggiamento di parte, un desiderio inespresso di portare alla fede le persone che leggono. Gesù, però, non ha sofferto nel trasporto dei sentimenti, ha sofferto nella solitudine completa se si eccettua la Madre che lo ha seguito fin sotto la Croce.
La contemplazione del Crocifisso non deve fermarsi alla frase banale e scontata che tutti sanno:”Con la sua Croce ci ha salvato”… Cosa c’è dietro quella Croce… Bisogna entrare nelle piaghe di Cristo, comprendere che noi realmente non meritavamo di essere salvati, ma Lui, con grande amore, ci ha redenti. Ha sofferto pene indicibili….Che nessun uomo avrebbe potuto sopportare…
Oltraggiato, nel pieno della sofferenza, Egli perdonò l’umanità…

Questa è la croce, Maria,
un vessillo di grande pace,
e si stenderà sopra tutti.
Ti lascio Giovanni,
il giovane che ha sfiorato la mia carne,
e che ha visto nell’ultima cena
la scelta del mio persecutore.
Perdono Giuda,
e perdono anche te
che sei stata rapita dall’amore.
Perdono tutti coloro che mi hanno amato
e che mi hanno fatto credere
che la carne fosse il traguardo ultimo del pensiero.
Ti lascio tutto quello che non ho avuto,
ma guardando i tuoi occhi, Maria,
che sono gonfi di pianto
e urlano senza essere sentiti,
io rivedo la mia giovinezza
e l’angoscia fugge lontana.  (A. Merini “Poema della croce”, pp. 94-97)

Padre misericordioso a noi, che veneriamo la nostra Santa Patrona della Comunità Pastorale di Lissone, concedi che i frutti dell’albero della croce infondano forza nei nostri cuori, affinché, aderendo fedelmente a Cristo sulla terra, possiamo gustare dell’albero della vita in paradiso.

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