A chi credere? Non possiamo tacere di Don Tiziano Vimercati – Parroco

 

L’Urlo di E. Munch – 

Non ho mai creduto troppo ai sondaggi. Anche quando non sono di parte e non hanno già in partenza una tesi da dimostrare, corrono il rischio di essere manipolabili e di non interpretare correttamente i dati.

In questi giorni un quotidiano ha pubblicato i risultati di un sondaggio in cui sembra che la fiducia degli italiani in Papa Francesco stia diminuendo. 

Non che sia particolarmente importante: cosa vuol dire per un Papa essere popolare? perché segue la moda del momento? perché è simpatico? perché accarezza e tranquillizza?

Inganna, questa popolarità di facciata: lo si osanna, lo si cita, se ne fa una bandiera, ma non lo si ascolta, se non quando fa comodo. L’unica cosa che deve stare a cuore a un Papa è la fedeltà al Vangelo, e amare, nella verità, ogni uomo e ogni donna.

Dunque la popolarità è scesa dall’88% all’inizio del pontificato, al 70% di oggi. Tra i giovani la percentuale scende addirittura sotto il 60%.

“La difesa dei migranti fa calare la popolarità di Papa Francesco”: di questo tono i titoli dei giornali. Se fosse davvero questo il motivo, allora non sarebbe neanche una brutta notizia. Anzi. Ne sarei ben contento. Se il motivo fosse proprio la difesa degli ultimi e dei poveri che ci importa della popolarità? che ci importa delle critiche? che ci importa degli insulti? 

A costo di rimanere soli, purché fedeli al vangelo. La chiesa non potrà mai perdere la faccia perché sta dalla parte dei poveri.  L’ha persa e la perde quando sta dalla parte dei potenti, quando non vede e non ascolta il grido dei poveri, quando si è preoccupata e si preoccupa prima di salvare se stessa e il proprio buon nome piuttosto che la giustizia, la carità e la dignità di ogni uomo. La perde, la faccia, quando i suoi ministri ne infangano il volto; quando non si è trasparenti nella pur necessaria gestione dei beni terreni.

Il Papa richiamando in continuazione il dramma dei migranti non sta facendo politica: semplicemente trasmette la parola del Vangelo, quel vangelo che in modo inequivocabile parla di fraternità, di ospitalità, di dignità di ogni persona, di rispetto e di accoglienza verso chi è nel bisogno. Niente di nuovo, potremmo dire. Eppure abbiamo bisogno di sentircelo ripetere, abbiamo bisogno di essere scossi nella nostra tiepidezza. Troppi cristiani hanno chiuso il loro cuore, si fidano di chi semina odio e paura, assorbono in modo acritico ogni notizia negativa, ogni allarme, ogni previsione catastrofica quando si tratta di profughi. Si fidano dei ciarlatani e pur venendo a messa la domenica, si lasciano scivolare addosso le parole del vangelo.

La Chiesa non può tacere.

La Chiesa non può accettare di essere relegata nelle sacrestie, come in tanti vorrebbero. Non può accettare che la fede cristiana si riduca alla preghiera, alla liturgia, possibilmente sfarzosa, alla devozione individuale. Non lo può fare perché il suo posto è accanto ai poveri, agli ultimi, nelle stive delle navi con i derelitti, come diceva don Sandro Artioli, prete operaio.

Non lo può fare perché è il Signore Gesù che l’ha messa lì, tra la miseria e il peccato degli uomini, di cui si deve far carico. Non voltiamoci dall’altra parte.

Ecco quanto ha scritto il Consiglio Pastorale Diocesano insieme al nostro Arcivescovo, Mario Delpini: ” Quello che succede nel Mediterraneo, in Italia e in Europa può lasciare indifferenti i cristiani? 

Possono i cristiani stare tranquilli e ignorare i drammi che si svolgono sotto i loro occhi? Possono coloro che partecipano alla Messa della domenica essere muti e sordi di fronte al dramma di tanti poveri, che sono, per i discepoli del Signore, fratelli e sorelle? … Vorremmo che nessuno rimanga indifferente, che nessuno dorma tranquillo, che nessuno si sottragga a una preghiera, che nessuno declini le sue responsabilità.”

Un invito alla responsabilità arriva anche dai vescovi italiani: “…Ci sentiamo responsabili di questo esercito dei poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture. Come Pastori della Chiesa non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato. Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determinino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto. Animati dal Vangelo di Gesù Cristo continuiamo a prestare la nostra voce a chi ne è privo”.

Ecco, la responsabilità, il non poter star tranquilli, indifferenti, né volgere lo sguardo altrove e tantomeno usare parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Quando sento la parola responsabilità spesso mi inquieto. Come posso sentirmi responsabile di ciò che accade nel mondo, delle guerre, della fame, dei popoli che emigrano in cerca di un futuro? Mi inquieta perché è vero che pur desiderando stare vicino a chi soffre, da solo posso fare ben poco, e neanche so bene che cosa fare. Eppure sono convinto che mi debba preoccupare e ringrazio chi mi ricorda che devo tenere lo sguardo e il cuore sempre aperto per accogliere ogni fratello che soffre e accompagnarlo nel cammino.

Cerco di non lasciarmi condizionare da chi vuol farmi credere che lo straniero è un potenziale pericolo, che ruba il lavoro agli italiani, o al contrario che è un fannullone, e che ci fa vivere nell’insicurezza.

A chi devo credere?

Di sicuro non a chi semina odio (chi semina vento raccoglie tempesta), a chi erige muri (servono ponti, non muri), a chi chiude i porti (Amnesty International afferma che da quando è stata fatta tale scelta è aumentato il numero dei morti), e a chi rimanda negli infernali lager libici (ora sappiamo cosa li attende: torture, violenze, stupri, fame e anche la morte). Non posso credere a chi vuol convincermi che se vogliamo star bene non possiamo permetterci di accoglierli, semplicemente perché se un fratello sta male io non sto bene, semplicemente perché deve prevalere la logica della condivisione e non del possesso, perché tutti devono godere dei beni della terra e del progresso umano, perché cominciano a non avere più senso i confini tra le nazioni di fronte al povero che ha fame.

La storia ci insegna, e noi italiani dovremmo saperlo benissimo, che chi ha fame va in cerca del pane, chi vive in situazione di guerra continua e teme per la propria vita e quella dei propri cari, cerca di fuggire, chi è perseguitato cerca un luogo dove poter vivere liberamente. Sempre, però, con la nostalgia della propria terra e dei propri cari, come straniero in casa d’altri, non come turista in crociera che se la gode tutto il giorno facendo la pacchia.

Non cedere all’egoismo di chi vuol farci chiudere il cuore è già una scelta di responsabilità.

E’ una scelta di responsabilità anche non rimanere indifferenti o addirittura infastiditi quando veniamo a conoscenza dell’ennesima tragedia. Facciamo un esame di coscienza: non ci capita mai di dire “basta” quando ci mostrano le immagini dei migranti, di cambiare canale o voltare pagina del giornale? di pensare “ancora”, quando il papa ne ricorda il dramma? quanti hanno smesso di leggere queste riflessioni dopo le prime righe? quante volte abbiamo pensato, “si aiutano solo loro e gli italiani chi li aiuta”?

Un parroco sull’Informatore parrocchiale ha definito i profughi “…maschi giovani nullafacenti, aggressivi, senza donne vecchi e bambini…”  Che tristezza, mi sento umiliato: non si insultano i poveri, non si disprezzano, non si condannano.  Ha mai provato, questo parroco, a guardarli negli occhi, ha condiviso qualche minuto di gioia, ha versato qualche lacrima ascoltando il loro dolore?

Possibile che non abbia visto il volto, la gioia, il dolore, le lacrime di Gesù? Almeno lui, almeno i cristiani, quel volto di Gesù nei fratelli dovrebbero vederlo. A chi dobbiamo credere? Facciamo la scelta giusta. Perché non possiamo tacere.

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Donare se stessa con amore, diventare tutta di un altro
per poter possedere quest’altro:
ecco il desiderio più profondo del cuore femminile.
( S. Teresa Benedetta della Croce)

COMUNITA’ PASTORALE S. TERESA BENEDETTA della CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
S Giuseppe Artigiano – SS. Pietro e Paolo
LISSONE

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