QUANDO FAI LA CARITA’, NON SAPPIA LA SINISTRA QUELLO CHE FA LA TUA DESTRA!

Solo tre cose contano: Fede, Speranza ed Amore. La più grande di tutte è l’Amore”. 1 Cor. 13,13

Solo tre cose contano: Fede, Speranza ed Amore. La più grande di tutte è l’Amore”. 1 Cor. 13,13

Inizia l’Avvento. Inizia un cammino (verso il Natale di Cristo). Inizia un impegno (nell’oggi. E qui, dove viviamo!) .

Se lo prendiamo sul serio, qualcosa nel quotidiano cambierà!

Oggi, a seguito di quanto ho scritto domenica scorsa, vorrei che tutti cogliessimo il significato antico e nuovo della parola ’carità’: sulla carità abbiamo infatti voluto impegnare la comunità in questo tempo di avvento.

Spulciando la storia della parola ho trovato che in latino ’Caritas’ indicava che qualcosa o qualcuno era carus, e in particolare il sentimento di stima ed affetto, o addirittura di amore: e proprio in questo senso Cicerone parlava della caritas patriae, amore verso la patria. “Con il Cristianesimo, la parola caritas passò a significare l’amore in senso religioso, cioè l’affetto, la predilezione che Dio creatore ha verso le sue creature, e soprattutto verso gli uomini, e che tutti gli uomini, in qualità di figli di Dio, devono avere verso di Lui e fra di loro. Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore e il prossimo tuo come te stesso sono i comandamenti fondamentali, e la carità, con la fede e la speranza, diviene una delle tre virtù teologali, fondamentali per il cristiano, che provengono da Dio stesso. Anzi, dice San Paolo, in un inno del Nuovo Testamento, la carità è la più importante. Si tratta di concetti che hanno influenzato per secoli tutta la nostra cultura occidentale con il rischio talora di diventare puro formalismo esteriore, se non addirittura di perdere il significato originario. Il profondo senso di solidarietà della carità cristiana delle origini non può essere ridotto al semplice gesto di fare la carità, dando un’elemosina di pochi spiccioli a un povero che chiede la carità”.

E qui torna inevitabile il richiamo all’impegno che ci siamo presi per questo avvento: condividere il bisogno del prossimo ’insieme’ attraverso quel ’Centro aiuto’ che la Caritas ha voluto in città. Una condivisione che si esprime sì anche con un’offerta, con un soldo da lasciare nella ’bussola’ nelle nostre chiese, ma che risulti una condivisione attraverso la rinuncia del proprio superfluo per gli altri!

E’ urgente poi riprendere “coscienza del valore della carità” come volontà fattiva di mettere a disposizione di chi è a disagio non solo i beni, ma il tempo e le energie in una scelta di amore e condivisione.

È una scelta fondata non soltanto sul cuore ma anche sull’intelligenza, quella di condividere ciò che abbiamo, di venire incontro agli altri ed aiutarli. Non solo la povertà materiale, ma anche la malattia, l’handicap e persino la vecchiaia possono essere fonti di malessere, di disagio o sofferenza”.

Sostenere tutte queste persone è senz’altro una forma di carità ma è anche uno stare insieme in cui si può condividere, scambiare amore, esperienze, energia, rigenerando quel grande capitale comune che è la vita stessa. Per questo nella comunità cristiana c’è e opera la Caritas, ambito di comunione tra persone che si impegnano per gl altri, ma ’insieme’. Non tutti possono ’starci’, è vero.

Ma tutti possono sostenerla nelle modalità più diverse. Anche con donazioni, contributi, premurose attenzioni. La ’Caritas’ è una struttura, ma è soprattutto un’esperienza che i cristiani vivono nella logica del Vangelo del loro Signore.

E se domenica 30 dicembre verremo alle liturgie portando un contributo consistente alla Caritas, frutto di un avvento vissuto nell’impegno di condivisione, vorrà dire che abbiamo capito per davvero che ’gli altri ci sono cari’!

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