VACANZE: COSA FARE?

Questo non vuol essere uno scritto rilassante, è il periodo delle vacanze, ma un pensiero che ci stimoli e che provochi  in vista della ripresa di settembre.

In questo periodo già molti bisogni sono stati evidenziati con situazioni a volte drammatiche: famiglie in cui nessuno lavora, naturalmente non per lazzaronare, con conseguenze immaginabili (ritardo nel pagamento dell’affitto con rischio di sfratto, bollette di luce e gas da pagare con il pericolo di interruzione del servizio,…); gente dignitosa che non ha il coraggio di manifestare le sue difficoltà, ma quando la si incontra ci si accorge dal loro aspetto che in casa la situazione non è rosea. Tutte queste problematiche non vanno in vacanza, anzi a volte nei mesi estivi si acuiscono.
La prima cosa da fare è l’ascolto per conoscere questi casi e poi cercare insieme a loro le possibili soluzioni. Non sempre però è possibile: o perché il caso è complesso oppure perché le risorse a nostra disposizione non sono sufficienti.
E qui vorremmo amichevolmente provocare ciascuno di noi a rivedere il proprio modo di pensare. Non sono pochi anche nella nostra Città coloro che fan finta di non vedere oppure pensano, per tacitare la loro coscienza, che molti richiedenti siano imbroglioni.
Pensiamo che molti conosciamo la parabola del Buon Samaritano (Lc.10,10-37).
Tre uomini sono in viaggio: un Sacerdote, un Levita e un Samaritano... Tutti e tre si imbattono nel poveraccio malmenato dai briganti. I primi due fingono di non vedere: per loro il malcapitato è “una grana”: Se mi fermo perdo tempo e poi non lo conosco, e poi e poi…”. Ogni scusa è buona per defilarsi. Per il Samaritano quell’incontro è un’opportunità: eppure il Samaritano era considerato uno Straniero, un nemico.
Per agire con giustizia e misericordia bisogna
ascoltare, accostare: in una parola, vedere e farsi carico.
Bisognerebbe che più persone facciano l’esperienza di alcuni volontari che aiutano le famiglie bisognose della nostra Città e che  hanno conosciuto situazioni che li hanno fatti esclamare:
” Sai Angelo, non credevamo che ci fossero casi di così grave povertà a Lissone!”.
“Da questo conosceranno che siete miei discepoli: se vi amerete gli uni e gli altri” (Gv.15,12). Non c’è altro distintivo o appartenenze che ci qualifica come Cristiani se non questo.
Bisogna che ogni cittadino e cristiano, senta il dovere di piegarsi sulle varie povertà che una società sazia e disperata ha provocato
.
E non sono solo povertà di tipo economico, ma anche morali quali la mancanza di ideali, l’assenza di entusiasmo, l’abulia nell’impegno, il considerare solo il proprio interesse.

Allora può capitare che gli imprenditori si preoccupino solo di ricercare il profitto a scapito di chi lavora e che contribuisce a creare quel profitto; può capitare che pensionati che possono vivere con un’adeguata pensione continuino ad occupare dei posti di lavoro che dovrebbero essere destinati ai giovani; può capitare, e di fatto capita, che persone percepiscano stipendi e abbiano privilegi che dire scandalosi è poco e sono un oltraggio a chi fa fatica a raggiungere la fine del mese; per non parlare di amministrazioni “allegre” dei pubblici poteri che fanno lievitare in maniera pericolosa il debito pubblico del Paese.
Molti sono a conoscenza di questi scandali, ma sono pochi coloro che sono capaci di indignarsi. Eppure la denuncia del male e dell’ingiustizia fa parte della carità perché colpisce le cause che producono la povertà.
Ora siamo o andiamo in vacanza, ne abbiamo diritto. Ma che sia una vacanza dove si riposa, si prega, ma anche dove si riflette e ci si prepara ad amare.

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