Padre Alessio Crippa “Kabe” ci scrive da Mong Kwa – Thailandia

Padre ALESSIO KABE – CRIPPA – Missionario Saveriano

Carissimi,

vi scrivo da un villaggio di etnia Karen – Mong Kwa –  all’interno della foresta Naresuan, al confine tra Thailandia e “Ko Soo Lei” (Stato Karen, parte di Myanmar in conflitto da 70 anni con il governo birmano, ora in situazione di apparente tregua).

E’ uno dei dodici villaggi in cui settimanalmente padre Ray – saveriano indonesiano – e io andiamo a fare attività e insegnare.
La scuola fin dall’inizio è stata per noi Saveriani in Thailandia il luogo dell’incontro con i ragazzi, in cui contribuire alla loro crescita ma anche in cui poter farsi conoscere per poi aver la possibilità un domani di arrivare alle loro famiglie e diventare compagni di strada. I villaggi tribali sono ben organizzati, l’elettricità viene dall’uso di pannelli solari per preservare la foresta da invadenti tralicci, le case sono in legno o bamboo.

La gente ha una grande dignità e fierezza, che ha portato almeno in questa area della vasta zona che proviamo a coprire, a nascita di gruppi di persone locali costituiti movimento in difesa della foresta e in opposizione alle grandi piantagioni di mais che quasi inevitabilmente portano alla deforestazione. (fenomeno purtroppo diffuso, anche nello stato Karen). Questi gruppi di anziani in difesa dell’ambiente e della cultura sono per me un motivo di riflessione: ci vedo un seme di Vangelo proprio perché le persone hanno deciso di remare controcorrente e mettersi dall’altra parte della barricata.
Gente semplice ma che con determinazione ha saputo dire “no” allo sfruttamento della terra. Questi gruppi di cui vi parlo sono molto in dentro nella foresta: da dove affittiamo la casa sono 2 ore e mezza tra strada e sentiero. Fortunatamente noi siamo provvisti di ottime auto pick up e possiamo andare un po’ovunque anche se a volte la strada è davvero impraticabile specie nella stagione delle piogge.
In queste aree la gente è di religione buddista, ma molti ancora seguono la religione tradizionale e alcuni piccoli gruppi sono cristiani di varie confessioni. (ci sono anche due villaggi di “eremiti buddisti”, che hanno delle regole molto strette e tutto un loro rituale che ancora io non conosco). Quando insegno inglese alla sesta elementare qui ho 25 studenti: tra di essi un novizio buddista con il suo saio arancione e 7 ragazzi provenienti dal villaggio di eremiti, che portano i capelli lunghi annodati sulla fronte, abiti lunghi e tradizionali. La missione è affascinante perché si scoprono sempre cose nuove! Che bella la diversità: apprezzo tanto quando vedo che la gente si mette insieme per far fronte alla vita con le sue difficoltà e lasciarsi interrogare da essa.

La Chiesa cattolica non è mai arrivata in questa provincia, causa il fatto che era considerata zona pericolosa, in quanto 40 anni fa i gruppi che lottavano per l’abolizione della monarchia e per una decisa riforma del sistema clientelare che paralizza il paese erano stati respinti in questa zona di confine. Si era così formata una sorta di guerriglia nella foresta Thailandese, in contatto con i movimenti indipendentisti in Myanmar.Ora gli anni sono passati e quello che posso vedere in questi primi 9 mesi da quando sono qui è che la gente ha una grande umanità e ama riflettere sulle cose, sedersi e pensarci sopra, ascoltare gli anziani….
In questo momento padre Ray e io abbiamo preso una casetta in affitto in una cittadina in cui non manca proprio niente, ma che è centrale per la presenza delle scuole superiori e quindi dei giovani: qui possiamo fare attività coi ragazzi e cominciare a visitare alcuni dei 35 villaggi sparsi nella zona, senza contare gli 8 in “Ko Soo Lei” – Karen State (parte di Myanmar appunto). Ad aiutarci è con noi il papà ài Methi – il giovane thailandese che è venuto con me in Italia – costituiamo la nostra comunità saveriana “mista” (vista la presenza di un laico che vive con noi, come già funziona nella comunità saveriana a Bangkok dove ho passato i primi quattro anni della mia vita in Thailandia).

L’inizio qui non è stato facile. All’inizio mi e’ mancata molto la realtà della baraccopoli di Bangkok che ormai era diventata la mia casa e in cui mi trovavo in un bel “movimento”… ma il vescovo ha chiesto di aprire una presenza di Chiesa in quest’area e noi non potevamo certo tirarci indietro. La missione è anche questo: lasciare e ripartire.
In baraccopoli il p. Alex continua le attività insieme ad un padre messicano, Edgar, appena arrivato l’anno scorso. Un’altra difficoltà per me é data dalla lingua tribale: dopo aver studiato Thai per due anni mi sono trovato a dover pian piano cercare di capire almeno un po’ di questa nuova lingua Karen (gli adulti parlano poco Thai, i bambini nei villaggi thailandesi si… per fortuna. Ma non oltreconfine nello Stato Karen), con la quale celebro Messa almeno due volte a settimana: altro alfabeto, altri caratteri, altri suoni…ho approfittato del lockdown del Coronavirus per provare a mettermici su almeno un po’: ora almeno posso dire qualcosa e pregare in questa lingua.

Quello che sento sempre con più chiarezza é che la missione ci chiede di muovere i primi passi con coraggio pur nell’incertezza: se aspetto di vedere con chiarezza e di prepararmi in tutto non sarò mai pronto. Se aspetto di avere tutte le informazioni che mi servono non comincerò mai. E infatti, con un po’di coraggio, da ormai 3 mesi abbiamo cominciato un centro per ragazzi, in un’altra casa presa in affitto che io sono impegnato in prima persona a seguire. Era un’esigenza venuta soprattutto da oltre confine e dalla gente del campo profughi (9000 persone scappate dal conflitto Karen –Myanmar). Nel campo profughi la situazione è precaria, dipendendo da aiuti esterni che stanno diminuendo sempre più. Così anche la scuola: da qui la decisione di prendere in casa 15 ragazzi e portarli a studiare nelle scuole thailandesi. Tengo fermo su questo l’esempio di don Milani, il cui motto era: “I CARE, ci prendiamo a cuore, ci interessa tutto”. Anche noi vogliamo aprire il nostro mondo e il nostro cuore. Anche noi vogliamo crescere bene, dandoci da fare per costruire un mondo diverso, più giusto e senza lasciar indietro nessuno.

La casa per i ragazzi è in una situazione di parziale illegalità ma tollerata dalle autorità e dalle scuole, complice il fatto che siamo in una zona di confine e che tutti sanno che la tribù e le famiglie di qua e di là del confine sono le stesse e che il confine è stato tracciato da altri dopo. I gruppi tribali c’erano prima di ogni confine. E poi tutti sanno che i 9 campi profughi lungo tutto il confine con “Ko Soo Lei” stanno vedendo una situazione di difficoltà e che i villaggi in “Ko Soo Lei” faticano ad avere insegnanti: le scuole sono spesso chiuse, a maggior ragione ora in tempi di coronavirus. La situazione di illegalità insomma è tollerata per assurdità della situazione attuale e per miopia di leggi costruite sulla testa della gente da elite sedute sulle poltrone del loro benessere. Anche la polizia di confine in alcuni villaggi non segue mica le leggi per fortuna e accoglie nelle scuole tutti, con o senza documenti (lo so per certo perché vado ad insegnare in una scuola che è un progetto della polizia di confine in un villaggio lontano). Del resto le elite di potere sono le stesse che in tanti stanno contestando proprio in questi giorni in Thailandia.

  

             La casa dei ragazzi è un sogno che coltivavo da tempo: mi sembra uno dei modi più efficaci per far passare il bene e crescere assieme: possiamo dare ai ragazzi una apertura missionaria, il desiderio di sporcarsi le mani, di compromettersi per gli altri… e quindi sono molto contento di poter seguire questo progetto e di dedicarmi ai nostri 15. Il padre Ray si concentra invece un po’ di più su alcuni progetti sociali nei villaggi: c’è un pozzo da costruire nello Stato Karen, per un villaggio i cui abitanti vengono a comprare l’acqua potabile in Thailandia, per poi portarla al di là del confine con un evidente disagio… e proprio due settimane fa abbiamo dato vita a un nucleo di donne impegnate in un progetto tessile, una delle risorse e meraviglie della cultura Karen: la fabbricazione degli abiti tradizionali bellissimi e delle borse.
Chiaro che però il primo pensiero va a quella che possiamo chiamare la prima comunità cattolica: per ora sono 4 le famiglie cattoliche che conosciamo per lo più provenienti dai villaggi nello stato Karen, alcune poi spostate permanentemente in Thailandia.


Nel campo profughi ce ne sono poi altre 5.

Per ora celebriamo la Santa Messa nelle case la Domenica, ma stiamo pensando di trovare un terreno per poi avere qualcosa che possa essere una cappellina e un posto per i ragazzi: la presenza in affitto non può certo essere perenne, causa anche la scarsa libertà che si ha nello stare coi ragazzi in termini di attività possibili (per ora alleviamo solo pesci e rane, in futuro maiali – non credo che saremo mai in grado di allevare un elefante anche se i Karen sono la tribù conosciuta per la destrezza nell’ddestramento degli elefanti che ancora a gruppi circolano nella foresta Naresuan – ) e di canti e grida.
L’ideale è che possa poi diventare un oratorio, ma questo dipende dalla distanza dalle case e dall’accessibilità ai ragazzi.


Speriamo bene…

Carissimi, in questo mese missionario mi andava di farmi vivo, scrivervi qualcosa e condividere.

So della situazione difficile del coronavirus in Italia: fortunatamente da noi qui la cosa non è più grave e i contagiati sono pochissimi.

Speriamo che passi in fretta questo disagio che ci porta ad essere distanti e attenti in tutti i movimenti… coraggio!!!!
Uniti nella preghiera, un abbraccio forte…. Padre Alessio “Kabe” Crippa

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S. Teresa Benedetta della Croce

Signore Gesù,
se guardiamo al rovescio
la tessitura della nostra storia,
vediamo fili spezzati e riannodati,
troviamo passaggi difficili,
che ci sono costati fatica e lacrime.


Eppure, Signore,
sappiamo che sei sempre
Tu che tieni in mano il nostro telaio,
Tu che incroci il nostro impegno coi colori di fratelli e sorelle,
Tu che ci aiuti ogni giorno a tessere fraternità,
impegnati nella Missione della Chiesa,
a stendere la Pace come tovaglia preziosa,
perché i Popoli si uniscano
al banchetto della Vita.
Così sia, con Te.



COMUNITA´ PASTORALE
S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano
LISSONE

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